Come ho tolto il pannolino a mio figlio…
La nostra avventura per togliere il pannolino e raggiungere questa importante autonomia è iniziata leggendo qui e lí e prendendo spunti dal web, anche se con poco successo.
Ho iniziato mostrando a mio figlio dei video del cosidetto toilette-training, cioè immagini e filmati in cui ci sono bambini che imparano ad usare la toilet.
Ho tolto il pannolino senza mai cedere al riproporlo, neanche quando uscivamo, usandolo solo durante la notte, quando già dormiva.
Questo per fargli capire attraverso le azioni che non avrei mai ceduto (non era vocale e non ero sicura mi comprendesse quindi usavo anche i gesti oltre il linguaggio verbale).
Subito ho scoperto che Brian, non percepiva i suoi bisogni: poteva rimanere sporco e bagnato senza che se ne accorgesse, indifferente. Sono trascorse cosí le prime settimane in cui tutto finiva sul pavimento senza che lui ne avesse cognizione.
Per me questo divenne un incubo e più volte sono stata sul punto di cedere e ritornare all’uso del pannolino.
In preda all’agitazione della scoperta di questa sua alterazione percettiva, decisi di usare un aiuto, che scelsi fra le attività che un anno fa ancora gli consentivo di usare: il tablet (è stato successivamente eliminato insieme alla televisione per evitare che lui si rifugiasse nel mondo immaginario piuttosto che in quello reale) .
Eliminai da ogni contesto il tablet e glielo facevo usare solo quando era seduto sul riduttore che avevo acquistato (vi consiglio quello con la scaletta in modo che il bambino possa successivamente usarlo da solo ed anche essere autonomo nel sedersi) e sfruttavo quel momento per mostrargli video inerenti.
In alto, in un posto visibile ma non accessibile posai un bicchiere trasparente pieno di caramelle dicendogli che le avrebbe ricevute in premio.
È stato inutile, ed anche controproducente poiché accettava di sedersi sul riduttore, ma non accennava minimamente una collaborazione, a mio figlio importava solo del tablet e non mostrava di capire ciò che io volessi.
Intanto la percezione del suo corpo continuava a non esserci, puntualmente lo portavo in bagno ogni mezz’ora ma continuava a farla a terra quando lo riportavo nella sua stanzetta.
Con mio marito iniziammo la ricerca delle terapiste pensando di delegare ad altri questa impresa ma iniziammo a capire che i costi erano elevati e spropositati e che potevamo fare poco con le nostre miserie.
Pensai di rimettere il pannolino e accettare la sconfitta ma non prima di provare drasticamente, un ultimo disperato tentativo.
Improvvisai ed agii d’istinto…
Questa volta lo privai del tablet, lo portai in bagno senza nulla. Ovviamente non voleva neanche sedersi cosi lo lasciai piangere per ore. Appena si alzava lo riportavo a sedersi. Era diventata una guerra: avrebbe vinto l’autismo anche stavolta?
Ero seduta sulla vasca da bagno, e per più di tre ore sono rimasta lí finché con un urlo si arrese e fece la sua prima pipì.
Ebbe 3 caramelle, un pianto mio di gioia e tantissimi bravo.
I giorni seguenti, mio figlio mostrava meno resistenza alla severità delle mie richieste, diminuendo il tempo che impiegava a lasciarsi andare.
Cercavo di spiegargli cosa stesse accadendo, ma non ero certa che lo comprendesse; se tornassi indietro userei meno parole: massimo tre (per la carenza che hanno di attenzione) e ripeterei sempre le stesse (per la comprensione); il premio lo usai per due mesi prima di toglierlo definitivamente .
La percezione corporea arrivò dopo poco, con l’inizio della dieta, ma questa è un’altra storia…
Quando insegnai questa autonomia non avevo coscienza né consapevolezza e non avevo ancora compreso quanto la coerenza, le regole e la fermezza fossero basi fondamentali da percorrere mano nella mano con il mio bambino.
E voi ? Come siete riusciti a conquistare questa autonomia ?
Rubrica mensile Autismo: storia di un bambino speciale a cura di Valentina
Segui anche Valentina sulla sua pagina Fb Il mio nome è Brian: storia di un autismo
Lory says
Vorrei
Capire adesso e anche all’inizio come faceva a farti capire che la
Doveva fare?