Una diagnosi di autismo non cambia soltanto la vita dei genitori ma anche quella dei fratelli e delle sorelle.
È difficile tenere “in piedi” l’intera famiglia dando attenzione e supporto a tutti in egual maniera.
Mio figlio ha una sorella più piccola che molto probabilmente non avrei avuto se avessi ricevuto prima la diagnosi di autismo, poiché il lavoro che ho svolto e svolgo a livello terapeutico con il fratello è troppo usurante e non collima con le esigenze di una bambina piccola, d’altronde ho scoperto con il passare del tempo e delle mie paure che invece la sorella è un grandissimo, enorme valore aggiunto.
È lei che rompe la rigidità schematica di mio figlio, è lei che con la sua intraprendenza cerca di rompere il guscio, la bolla, la gabbia in cui il fratello si isola.
Ed allora mi rendo conto che a volte le paure sono un’arma che non ci consente di sperimentare, di vivere.
Altresì per noi genitori, c’è il compito ingrato di doverci occupare di tutto cercando di bilanciare gli aiuti e il tempo verso tutti i nostri figli.
Ed io purtroppo, ancora non ho trovato equilibrio, ancora faccio tanta fatica a giostrarmi nei pomeriggi terapeutici insieme.
Vorrei avere giorni di 72 ore poiché sarebbero l’ideale per non far mancare nulla a nessuno, marito compreso.
La preoccupazione maggiore riguarda il “peso” che grava anche sulle spalle della sorella, peso che spesso colmo in maniera sbagliata, concedendo tanto, forse anche troppo nell’intento di attutire le mie mancanze.
Sono certa che pian piano arriverò all’equilibrio tanto sperato.
Ho chiesto quali sono le vostre emozioni e preoccupazioni su questo argomento e mi avete risposto così:
Tania
La mia Preoccupazione è che entrambi siano nello spettro..
Quindi nn ho la piu’ pallida idea di cosa aspettarmi per il futuro…
È devastante pensare che il più grande (anche se in forma più lieve) forse nn sarà in grado di essere di aiuto per il fratellino.
Cristina
Per seguire mio figlio più grande ho trascurato un po’ suo fratello,mi sento in colpa, ma tra di loro è come se fossero estranei.
Ida
Per la sorella grande ho tanta ammirazione poichè vede il fratello con gli stessi occhi di prima nonostante la diagnosi, il fratello più piccolo invece lo sta aiutando molto, è la sua ombra.
Catia
Il grande ha sofferto tantissimo per la disabilità del fratello e io e suo papà abbiamo sempre accolto questa sua grande fatica.
Gli abbiamo sempre detto che lui non è la baby sitter di suo fratello ma che deve e dovrà essere un fratello presente anche quando noi non ci saremo più.
Roberta
La sorella è stata, lo è ancora, un grosso pensiero.
Anche ora, che le cose vanno piuttosto bene, è chiaro che le è pesato essere per anni quella seguita meno, quella che era brava, sveglia, avanti, intelligente e matura e doveva essere autonoma.
Ci ho lavorato tanto con la psicologa.
Non è facile essere i “fratelli di”.
Daniele
Quando è arrivata la sorellina, l’autismo era entrato, quasi di soppiatto, nelle nostre vite.
Come una folata di vento che spalanca una finestra all’improvviso ci ha come svegliato dal torpore in cui la diagnosi ci aveva fatto sprofondare, un raggio di sole nel buio del dolore che aveva soffocato le nostre anime.
Gestirli è bello e difficile.
Hai sempre il timore che lei cresca troppo velocemente dandole troppe responsabilità.
Una volta mentre giocava con una bambola le ha detto: andiamo a terapia.
Bisogna fare attenzione a non dare più peso e tempo al fratello.
Ma quanto amore! Da far scoppiare il nostro piccolo cuore.
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