Sono davvero lieta di avere di nuovo ospite su Mamma Guru, una psicologa dell’età evolutiva iscritta all’ordine degli psicologi del Veneto che svolge la libera professione in provincia di Padova e di Verona.
Si chiama Giulia Braghetta, collabora con diversi enti, comuni e scuole e ha pubblicato due libri nel 2016: “La violenza intrafamiliare nella coppia. Gli effetti della violenza perpetrata dal proprio partner” e “Costanza dei colori visti attraverso veli colorati reali. L’influenza di un filtro nella percezione del colore”.
Con il Guest Post di oggi, affronterà un tema interessantissimo.
Se avete domande o avete voglia di proporre un argomento da far trattare, lasciate pure un commento!
Il ruolo del padre: è vero che ha rilevanza solo dopo i tre anni?
Quante volte abbiamo sentito dire che per i primi tre anni è importante solo la madre per il proprio figlio?
Quanti padri si sentono “presi in considerazione” solo dopo i tre anni del figlio perché prima basta solo la mamma?
Ma è effettivamente così?
Il diventare genitori rappresenta un’esperienza molto complessa sia per la donna che per l’uomo, poiché entrambi devono acquisire una nuova immagine di sé nella relazione con gli altri e con sé stessi, modificando il proprio ruolo sociale e anche il proprio sentimento d’identità. Infatti quando la coppia aspetta un bambino, l’uomo e la donna diventano uomo-padre e donna-madre, ridefinendo così non solo la propria identità ma anche l’identità della coppia poiché non si è più solo in due: la coppia “rimane incinta” non quando scopre d’aspettare un figlio, ma nel momento in cui inizia ad immaginare e a sognare il proprio bambino che viene concepito dapprima nel desiderio della coppia.
Il mutamento del ruolo patriarcale
In questi ultimi decenni molto si è discusso sul ruolo della madre e del padre, delineando, in particolare, un evidente mutamento rispetto al ruolo patriarcale “storico” in cui il padre rappresentava una figura di massima autorità e poco presente nell’accudimento dei figli.
I padri di oggi sono consapevoli d’essere differenti dai loro padri, potendo offrire una maggiore vicinanza fisica, emotiva e corporea, nominando (seppur con fatica) le loro emozioni ed i loro sentimenti.
Allo stesso tempo però i padri d’oggi hanno difficoltà nel riconoscersi e nel trovare un proprio ruolo e una propria autorevolezza, non potendo contare su modelli delineati né su forme di insegnamento da parte dei propri padri e quindi ricercando ed inventandosene degli altri. Questo passaggio può provocare nei padri un senso di spaesamento, inadeguatezza, inutilità e insicurezza che non sono da sottovalutare proprio per le difficoltà nel “costruirsi” una nuova identità senza avere modelli di riferimento da cui attingere.
L’importanza del ruolo del padre in relazione alla triade
Il ruolo del padre ha funzione all’interno della sua famiglia non solo nei confronti del bambino quando viene al mondo, ma anche nei confronti della compagna durante tutta la gravidanza e nei mesi successivi al parto.
Quindi è indispensabile considerare il ruolo del padre non solo all’interno della diade padre-bambino, ma anche in relazione alla triade che comprende anche la madre.
Più precisamente uno dei compiti fondamentali dell’uomo, soprattutto nei primi mesi successivi alla nascita del figlio, è quello di fornire supporto e contenimento emotivo alla propria compagna e creare le condizioni perché la relazione mamma-bambino si sviluppi in modo adeguato, proteggendola, tutelandola e occupandosi delle cose più pratiche e materiali.
È risaputo che nella prima infanzia il padre abbia un ruolo secondario rispetto alla madre, ma la qualità della relazione tra i genitori è di fondamentale importanza poiché permette alla madre di occuparsi in modo adeguato del figlio.
Inoltre, il padre deve fornire sicurezza e sostegno emotivo alla compagna così da proteggerla da un eccesso di sofferenza psicologica svolgendo una “funzione pontica”:
“nel reciproco svezzamento madre-bambino, il ruolo della funzione paterna è fondamentale. Il padre compie una funzione pontica o di pontefice: estendendo le braccia tra la madre e il bambino, aiutandoli a separarsi bene, crea la condizione di un ponte (braccia amichevoli) che permette alla madre e al bambino non solo di differenziarsi, ma anche di relazionarsi veramente” (Resnik, 1993).
Una modifica radicale nel corso dei secoli
Il ruolo del padre concerne anche la funzione strutturante dei processi di pensiero, mettendo ordine e differenziazione nel rapporto simbiotico tra la madre e il figlio, al fine di aiutare la compagna nel “lasciare andare” il suo bambino: “il terzo non è qualcosa che strappa il bebè alla madre, al contrario, è qualcosa che li riunisce in un ‘altrove’ diverso dal guardarsi negli occhi” (Golse, 2008).
Appare evidente come il ruolo del padre all’interno della famiglia si sia modificato radicalmente nel corso dei secoli: inizialmente la sua posizione era molto marginale rispetto all’accudimento della prole, ma centrale nella massima espressione dell’autorità, mentre attualmente la figura del padre non è più così marginale in quanto la sua partecipazione all’interno della famiglia è molto più affettiva che istituzionale, collaborando con la madre all’accudimento e alla crescita dei figli.
Una base fondamentale per il benessere del proprio figlio e anche per la relazione genitoriale
È molto importante precisare che la funzione paterna non dev’essere considerata solo nei termini di un padre presente fisicamente ed emotivamente nella famiglia (pensate ad esempio ai padri che per lavoro devono stare via per giorni o settimane), ma anche come una funzione presente nella mente della madre che viene trasmessa al figlio, così da non percepirne l’assenza.
Concludendo, è vero che dopo i tre anni, il padre assume un ruolo più attivo e partecipe nella vita del figlio proprio perché ha il ruolo di mediare con la realtà esterna vera e propria rappresentando il tramite più diretto attraverso cui il figlio si approccia alla realtà, essendo colui che alimenta e sostiene il senso di sicurezza legato a tale movimento, ma è da valorizzare e sostenere anche l’importanza della figura paterna nel periodo precedente perché rappresenta una base fondamentale per il benessere del proprio figlio e anche per la relazione genitoriale.
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